giovedì 21 febbraio 2013

La morte di Marat


1793, olio su tela 
Bruxelles, Museo delle Belle Arti

Se dovessimo accostare al pensiero della Rivoluzione francese un’opera d’arte, la nostra mente assocerebbe quasi d’istinto il celebre dipinto di Eugène Delacroix “La libertà che guida il popolo”.

Nonostante la sua inestimabile popolarità, essa non è la sola tra le produzioni artistiche degli anni della Rivoluzione, che raffigurano momenti quali la “Presa della Bastiglia”, “Luigi XVI ritorna da Varennes” e così via.
Uno degli aspetti più drammatici invece, è ritratto da Jacques-Louis David, il quale volle elevare la figura del suo amico Jean-Paul Marat, uno dei protagonisti della Rivoluzione francese, giornalista, politico e fautore della dittatura rivoluzionaria.
Marat, mentre era immerso nella vasca da bagno per lenire i dolori causati da una malattia della pelle, fu assassinato da una nobil donna chiamata Charlotte Corday, membro del gruppo politico dei Girondini.
David raffigura il momento successivo alla morte dell’amico, accasciato su un lato, mentre ancora tiene in mano una lettera destinata ad una donna in difficoltà finanziarie. È facile notare anche l’assegno accanto al calamaio e il coltello insanguinato, abbandonato dall’assassina.
Particolare della lettera 
Sebbene ritragga un delitto appena avvenuto, l’autore vuole omettere i dettagli cruenti e impressionanti, eliminare il superfluo (addirittura anche l’assassina), tramite una composizione essenziale basata su una semplice linea orizzontale ed una verticale, e l’utilizzo di pochi colori, quali il verde del drappo e il fondo nero contrastato dal pallido colore del corpo di Marat. 
Il dipinto è carico di tratti distintivi e richiami caravaggeschi, come la plasticità e l’illuminazione della scena, così anche come il braccio (che spezza la composizione creando l’unica linea diagonale) abbandonato in una posizione simile a quella del Cristo nella Deposizione.
Tutto ciò occorre a trasformare lo scenario in un silenzioso momento di calma e solitudine, luogo in cui Marat viene circondato da elementi carichi di significato simbolico: la cassa di legno a fianco della vasca, in cui l’artista scrive il suo omaggio «À Marat, David» ricorda senza dubbio una lapide tombale; gli oggetti delle reliquie funebri, la vasca un sarcofago, la penna un’arma contrapposta a quella del delitto.
David riesce egregiamente ad esaltare la virtù, l’eroismo, la semplicità e la monumentalità di Marat, martire della Rivoluzione.


Per saperne di più:
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti, 1986



Dario Crisafulli

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